mercoledì 25 agosto 2010

Coulrofobia portalo via.

C'è una nuova malattia in città, mica che sia una gran notizia perché è una roba frequente specie nelle malattie mentali. Non una malattia per l'esattezza ma una fobia; si chiama coulrofobia ed è l'insensata paura da parte del soggetto verso i clown, i pagliacci del circo.
Io mica ci credo, io lo so in realtà come funziona, è una dinamica sociale.
C'è uno che ci ha degli amici, che sta in una compa, però è uno che non ha ancora trovato la sua peculiarità e questo lo turba.
Di solito nella compa c'è quello che per primo passa dalla bici al booster e quello che per primo passa dal booster alla golf. C'è quello col padre coi soldi, il vegano, quello col cazzo grosso e quello ciccione. C'è quello che impenna e quello che fa le capriole all'indietro da fermo. Ci sono “lo zio” e “il chicco”, veri e propri dogmi della cumpa.
Poi ci è quello anonimo, che non se lo cagano tantissimo. La coulrofobia serve a questo, all'anonimo che non si accetta come l'anonimo, non accetta la mancanza di particolarità facilmente identificabili (=stereotipi) come particolarità, e se ne crea una ad hoc, incontestabile dagli altri. Tanto nessuno lo chiuderà mai in uno stanzino con pennywise e uno con una laurea che gli vende tre pillole di certo lo trova. Così finalmente anche lui il venerdì sera al pub, colla sua guinness da 8 euro davanti potrà gioire e dichiararsi speciale. Lui è il coulrofobico. Lo stronzo.

giovedì 19 agosto 2010

Internet e le seghe

Internet è la madre di tutte le seghe, qualunque sia la ricerca si finisce col pistolino in mano.
Tipo stai vedendo un film che ci è dentro Laurence Fishburne e allora dici, chissà quanti film ha fatto e di che anno è e chi si scopa. Allora metti in pausa e cerchi su wikipedia. Nel 2010 sua figlia, Montana Fishburne classe 1991 assume lo pseudonimo di Chippie o Chippy D e si dà al porno. 3 click dopo arrivi qua e 3 fap dopo milioni dei tuoi figli si ritrovano intrappolati tra le trame del tessuto dei calzini.

martedì 17 agosto 2010

diciannoveventidue, perché cagare di più?

stavo a casa di un'amica che ci ha internet, ma una tarrifa un po' del cazzo infatti si collega solo il sabato e la domenica notte, e allora mi ha chiesto cosa potesse fare per migliorare la sua situazione sfigata. allora ci ho detto, metti teledue, che adesso si chiama teletu, che cel'ha anche la mia mamma. paghi 60 euro al bimestre e c'è dentro tutto, telefonate e internet adsl flat. a consumo hai solo i cellulari, e lei mi fa come ti fanno sempre le femmine in questi casi, -ok, però chiama tu-.
Allora anche se odio parlare nel telefono, molto, faccio un sacrificio e chiamo. Sto in attesa circa un minuto, e unica nota positiva dell'intera vicenda la musichina d'attesa: sembra la colonna sonora di un film con franco franchi e ciccio ingrassia, davvero godevole. Sono colla testa a due samurai per cento geishe quando una voce comincia : "Siamo spiacenti ma tutti gli operatori sono al momento occupati, verrete richiamati tra un'ora"... il mio cervello a quel punto fa tilt e vi spiego perché: la sintassi del testo e il lessico ivi utilizzato ha tutto del messaggetto preregistrato. L'accento invece ha più del bracciante dell'entroterra calabrese. Ma possibile che usino una voce così per i messaggi preregistrati? fottuti principianti, con una studentessa friulana decuplichereste i contratti a buon fine. e se invece fosse un essere umano, perché mai un operatore mi sta dicendo che non ci sono operatori disponibili? e se non è un operatore, allora chi è? decisamente troppe domande per un cazzo di telefonata al colsenter di teletu... comunque deciso ad andare in fondo alla cosa, col fare più insistente e irritante di cui sono capace attacco: "pronto? pronto? pronto? pronto?".
La voce seccata mi risponde "signore? mi sente?"... "sì sì la sento" gli faccio io "volevo solo capire se parlavo con una macchina o un essere umano" lui ridacchia, saluta e mette giù senza darmi il tempo di ribattere oltre.
Da oggi quando sentirò dire che quelli al colsenter li trattano male non me la berrò più. Se ci fossi lì io a trattarli li tratterei peggio.